martedì 9 giugno 2009

LETTERA DI UNA MADRE PER UN FIGLIO CHE NON C'E' PIU'

Andrea aveva 23 anni quando, il 20 giugno 2006, è rimasto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica non a norma. Andrea voleva imparare a suonare la tromba, come se la chitarra da sola gli andasse stretta.Perché a quell'età la taglia dei desideri si allarga e non stai più nei tuoi panni dalla voglia di metterti alla prova, conoscere, guardare avanti. Da li a quattro giorni pure la metratura della sua vita sarebbe lievitata di colpo: dalla sua camera da ragazzo, in casa dei genitori,a un mini appartamento, acquistato dai suoi con un mutuo, a metà strada tra Porto Sant'Elpidio e la fabbrica Asoplast di Ortezzano, dove aveva trovato lavoro come precario per 900 euro al mese.Andrea voleva imparare a suonare la tromba, ma non ha fatto in tempo: una tromba che, rimasta la dov'era in camera sua, suona un silenzio assordante.E neppure l'appartamento è riuscito ad abitare: doveva entrare nella nuova casa sabato 24 giugno 2006, se ne è andato il 20 giugno di 3 anni fa. Oggi Andrea avrebbe 26 anni ma è morto in fabbrica alle sei e dieci dell'ultimo mattino di primavera. E suonerebbe ancora la chitarra con i Nervous Breakdwn e non darebbe il suo nome a una borsa di studio. Sarebbe la gioia di sua mamma Graziella e non la ragione della sua battaglia da neo cavaliere della Repubblica, per cultura sulla sicurezza.Una battaglia finita con una sconfitta dolorosa: nel nome del figlio e a nome dei tanti caduti sul lavoro, senza giustizia: Umbria-Oli, Molfetta, Thyssenkrupp, Mineo....Sono solo le stazioni più raccontate di una via Crucis quotidiana, che per un po' chiama a raccolta l'indignazione italiana, che poi guarda altrove. Le morti si fanno sentire, ma le sentenze molto meno, quando passano sotto silenzio anche per una sorta di disagio nell'accettarle e comunicarle. I responsabili di questa orrenda morte sono stati condannati a otto mesi di condizionale con la sospensione della pena, anche se il Procuratore generale del tribunale di Fermo aveva parlato «di un chiaro segnale perché questi reati vengano repressi con la massima severità». Andrea è stato ucciso per la seconda volta.La tragedia è finita nel dimenticatoio, con alcune frasi fatte e disfatte, tipo non deve più accadere, basta con queste stragi, lavoreremo per migliorare la sicurezza. Parole piene di buone intenzioni, che lo spillo della smemoratezza buca in un momento.Parole al vento!Alla fine anche Andrea si è perso tra i morti da stabilimento e da cantiere: martiri del lavoro che fanno notizia il tempo di commuovere, che non promuovono ronde per la sicurezza, spesso rimossi pure nei processi.Tragedie quotidianamente dimenticate da un Paese ignavo e incurante, La tromba silente di Andrea a suonare la sua ritirata. Questo è quanto accade a tutti i morti sul lavoro; di loro restano solo dolore e angoscia dei familiari ma giustamente questo non fa notizia : una mamma che piange tutti i giorni, che guarda sempre la porta di casa aspettando che il suo Andrea rientri perché spera che tutta la sofferenza che sta vivendo sia solo un brutto sogno..... Ma tutto ciò non importa a nessuno!!!!!!!!!!!!Questa è la tragica realtà, di chi rimane e si rende conto di essere emarginato e dimenticato da tutti.

Graziella Marota, mamma di Andrea Gagliardoni

GRAZIE A TUTTE LE MAMME COME GRAZIELLA MAROTA CHE NONOSTANTE L'IMMENSO DOLORE CHE HANNO NEL CUORE RIESCONO A TROVARE LA FORZA PER ANDARE AVANTI E TESTIMONIARE UNO DEI PIU' GRAVI MALI DELLA NOSTRA SOCIETA'.

4 commenti:

Irnerio ha detto...

Caro Nicola, questo battere e ribattre sul vergognoso scandalo delle morti sul lavoro ti fa onore.
Perché vedi, nonostante tutti ne siamo addolorotati e io personalmente anche molto arrabbiato, va finire però che ci facciamo l'abitudine e presi anche dallo sconforto sopportiamo e purtroppo dimentichiamo la gravità inaudita e l'urgenza del problema.
Se, non dico tutti, ma almeno una gran parte di noi facesse come te, forse, anzi sicuramente, qualcosa cambierebbe...
e invece sempre peggio!

Io mi sento un po' colpevole per questo.

Anonimo ha detto...

Nicola ma che fine hai FATTO?!?

Unknown ha detto...

E' una tragedia collettiva che solo ogni tanto affiora: mediaticamente non tira, non fa odiens, stufa.
E tu sei davvero ammirevole nel tuo instancabile batere e ribattere il chiodo. Serve anche a far vergognare (almeno un po') chi ci passa sopra con indifferenza e con sbadigli.

Irnerio ha detto...

Ovunque tu sia,

BUON FERRAGOSTO, NICOLA!